Discussione:
Oggi sul "Manifesto"
(troppo vecchio per rispondere)
Riccardo Venturi
2006-12-07 15:25:20 UTC
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Oggi sul Manifesto. Ma non sto affatto per parlare di riconteggi di schede
bianche o nulle delle elezioni di lorsignori, o di lorsignoresca
"democrazia". E neanche di deagli o decipolle; avesse voluto, il de-garlic,
fare un dvd veramente ben intitolato, non avrebbe dovuto intitolarlo
"uccidete la democrazia", ma "la democrazia vi uccide". Piuttosto, sul
"Manifesto" di oggi si è verificata una di quelle coincidenze che mi
piacciono tanto, due piccoli articoli che parlano di cose che si dicono
inattuali, e delle quali vorrei parlare perché è un bel po' che non dico
nulla, e quindi mi posso anche permettere di di' du' bischerate qualsiasi.

Il primo di questi due articoletti parla di don Gallo. Sarebbero trentasei
anni che il famoso "prete anarchico" genovese sta sulla strada; uno che
afferma quanto segue, "diciamo che siamo l'esatto contrario di chi pretende
di insegnare la legalità, la correttezza dei comportamenti ricorrendo a
moralismi e persecuzioni dei diversi; siamo un passaggio continuo
dall'isolamento alla lotta". Nonni e genitori, sembra, lo rimbrottavano di
continuo, quand'era piccolo, con una minaccia terrificante: "ora ti porto da
Garaventa!"; ed è qui che si innesta la mia prima coincidenza. Chi non è
genovese, o non conosce Genova mediamente bene, saprà difficilmente cos'è la
Garaventa. Era una nave ancorata nel porto. Tale cavalier Garaventa, alla
fine dell'ottocento, la aveva donata come "benefattore" alla città di Genova
per farne una "nave scuola"; in realtà era un riformatorio per minori, bello
e buono. Una galera galleggiante dove i ragazzi dovevano essere,
naturalmente, "rieducati con il lavoro". In cosa consistesse tale
rieducazione è abbastanza facile immaginarlo; la Garaventa restava lì
ancorata col suo carico di dolore e di paura; ciononostante, neppure per un
momento cessò di essere considerata come una "benefica istituzione",
talmente benefica da servire come babau per i ragazzi un po' vivaci. Sulla
Garaventa esiste una canzone, una bella e dolente canzone scritta da un
personaggio che di giorno, con la moglie Lucia Mannucci e coi compagni
Felice Chiusano e Tata Giacobetti (ai quali voglio levare un calice di vino
immaginario, in ufficio), faceva il Quartetto Cetra; di notte, invece,
scriveva canzoni come questa, o come "Nella testa di Nicola" (dedicata a
Saverio Saltarelli!). E' ancora vivo questo signore, ha quasi 87 anni e si
chiama Anton Virgilio Savona.

Nel porto di Genova, è ormeggiata da tempo immemorabile una vecchia nave da
guerra adibita a istituto di rieducazione per minorenni. Il suo nome è: La
Garaventa.

La Garaventa è ferma nel porto,
ferma da anni, immobile nel tempo,
fissata alla terra da forti gomene
e al fango del fondo da forti catene.
La Garaventa non salpa mai,
La Garaventa non salpa mai.

Vola un gabbiano giocando col vento,
nuvole bianche si inseguono nel cielo.
Passano giorni, e mesi e stagioni,
è piena la stiva di maledizioni.
La Garaventa non salpa mai,
La Garaventa non salpa mai.

L'elica è ferma, un trifoglio appassito
stretto da cento ghirlande di conchiglie,
il ponte è lavato da gocce di pianto,
il buio è spezzato da un solo lamento.
La Garaventa non salpa mai,
La Garaventa non salpa mai.

[Recitato]

Guarda: nel buio del boccaporto
mille speranze rimangono sepolte.
Aspettano un nastro di luce dal ponte,
e intanto marciscono miseramente.
La Garaventa non salpa mai,
La Garaventa non salpa mai.

[Cantato]

La Garaventa è ferma nel porto,
ferma da anni, immobile nel tempo,
fissata alla terra da forti gomene
e al fango del fondo da forti catene.
La Garaventa non salpa mai,
La Garaventa non salpa mai.


La Garaventa non salpò mai dal 1883 al 1977. Quasi cento anni di
"rieducazione". Me n'ero occupato mesi fa nelle "CCG" per una specie di
"extra",
http://www.prato.linux.it/~lmasetti/canzonicontrolaguerra/canzone.php?id=3972&lang=it.
Fine della prima coincidenza.

*

La seconda coincidenza, o meglio il secondo articolo, ha a che fare con una
cosa del tutto mia personale; ma tanto siamo qui a chiacchierare. Si chiama
"Demiurghi stralunati alla ricerca di una grammatica impossibile" e lo ha
scritto tale Mariarosa Bricchi. Vi si parla di lingue inventate. Chi scrive
è, sin da bambino, un inventore di lingue. Per purissimo piacere personale,
per strabordamenti fabulatori, per glossolalia, per chissà cosa. Avevo
quattro o cinque anni e mi divertivo a inventare parole (cosa che tutti i
bambini fanno, senza nessuna eccezione), ricordandomene persino di qualcuna
(kennà ghesdèn, che voleva dire "gioco con una pallina di gomma"). Più tardi
mi sono accorto che le parole si potevano strutturare, con una morfologia e
una sintassi. Così nacque quello che ora si chiama "kelartico", lingua della
quale sono l'unico e legittimo titolare se si esclude un ragazzo di Mola di
Bari che conosce di persona Enzo del Re (lavorare con lentezza, e grazie al
cielo oggi lo sto facendo), Nicola Ruggiero, il quale, essendo studente di
interlinguistica a Cracovia ha pensato bene di trasformare il "kelartico" in
una tesina per un esame, redatta rigorosamente in esperanto. Mai avrei
pensato in vita mia di finire studiato a Cracovia; ma tant'è. Insomma,
nell'articolo della Mariarosa si parla di queste cose. Vi è nominato quello
che è uno dei libri della mia vita, "Le lingue inventate", scritto nel 1970
in tedesco da uno dei maggiori orientalisti europei, Alessandro Bausani, e
poi da lui stesso tradotto in italiano e pubblicato nel 1974 presso la casa
editrice Ubaldini-Astrolabio. Libro che l'articolista definisce introvabile;
ma io ce l'ho. Da una vita. E mi ha seguito ovunque. Lo conosco
letteralmente a memoria, compresa la storia della prima lingua che il
Bausani inventò da bambino, il "markuska". Compreso l'intelligentissimo
pazzo del manicomio che si inventava la sua mitologia personale basata sulla
"conquitescenza mirtica dell'alveatico". Compresa la trattazione su lingue
come il balaibalan ("lingua del vivificatore") di una setta sufica, sul
linguaggio segreto "Sigi" dei Dogon, sul solresol di Jean-François Sudre.
Anni fa, quando mi divertivo a scrivere sui ng di linguistica, ci feci tutta
una trattazione che, chissà come, capitò in mano al responsabile di una
trasmissione di Radio Rai 1, "Il baco del millennio"; fui intervistato per
telefono recitando persino il "padre nostro" in Volapük. Mi chiesero anche
del kelartico. La mattina in cui la trasmissione andò in onda non potei però
ascoltarla; la sera prima due tizi che mi volevano rubare il portafoglio e
un'Alfa 33 scassata (la stessa che è morta a Ravenna, come sa bene l'Ada) mi
avevano cardato fitto fitto e all'ora della trasmissione stavo al pronto
soccorso di Santa Maria Nuova.

Due articoli e due coincidenza, insomma, sul "Manifesto" di oggi 7 dicembre
2006. Così va la vita; sono stato contento che ci fossero.

Salut,

--
Riccardo Venturi
Er muoz gelîchesame die leiter abewerfen so er an îr ûfgestigen ist
(Vogelweide & Wittgenstein)
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Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
Nicola Ruggiero
2006-12-09 20:28:35 UTC
Permalink
Post by Riccardo Venturi
Più tardi
mi sono accorto che le parole si potevano strutturare, con una morfologia e
una sintassi. Così nacque quello che ora si chiama "kelartico", lingua della
quale sono l'unico e legittimo titolare se si esclude un ragazzo di Mola di
Bari che conosce di persona Enzo del Re (lavorare con lentezza, e grazie al
cielo oggi lo sto facendo), Nicola Ruggiero, il quale, essendo studente di
interlinguistica a Cracovia ha pensato bene di trasformare il "kelartico" in
una tesina per un esame, redatta rigorosamente in esperanto. Mai avrei
pensato in vita mia di finire studiato a Cracovia; ma tant'è.
Non è Cracovia ma Poznań ;-)

Nicola
Hairesis
2006-12-18 22:55:32 UTC
Permalink
E salutamelo Enzo Del Re.
La mia compagna è di Mola...(Maria Tagarelli De Monte...do you
consci???) e mi importa i dischi...che regalo a mio padre...che fa
amarcord di un'altra epoca, più sinistrossa, in cui Radio Alice non
era solo un mito.

Francesco
Post by Nicola Ruggiero
Post by Riccardo Venturi
Più tardi
mi sono accorto che le parole si potevano strutturare, con una morfologia e
una sintassi. Così nacque quello che ora si chiama "kelartico", lingua della
quale sono l'unico e legittimo titolare se si esclude un ragazzo di Mola di
Bari che conosce di persona Enzo del Re (lavorare con lentezza, e grazie al
cielo oggi lo sto facendo), Nicola Ruggiero, il quale, essendo studente di
interlinguistica a Cracovia ha pensato bene di trasformare il "kelartico" in
una tesina per un esame, redatta rigorosamente in esperanto. Mai avrei
pensato in vita mia di finire studiato a Cracovia; ma tant'è.
Non è Cracovia ma Poznań ;-)
Nicola
Nicola Ruggiero
2006-12-18 23:40:53 UTC
Permalink
Post by Hairesis
E salutamelo Enzo Del Re.
a trovarlo :)
Post by Hairesis
La mia compagna è di Mola...(Maria Tagarelli De Monte...do you
consci???) e mi importa i dischi...che regalo a mio padre...che fa
amarcord di un'altra epoca, più sinistrossa, in cui Radio Alice non
era solo un mito.
Non la conosco però a quanto pare ascolta buona musica ;)

--
Nicola

Nicola Ruggiero
2006-12-09 22:03:19 UTC
Permalink
Post by Riccardo Venturi
Oggi sul Manifesto.
La seconda coincidenza, o meglio il secondo articolo, ha a che fare con una
cosa del tutto mia personale; ma tanto siamo qui a chiacchierare. Si chiama
"Demiurghi stralunati alla ricerca di una grammatica impossibile" e lo ha
scritto tale Mariarosa Bricchi. Vi si parla di lingue inventate.
Cmq, è vero, quel libro è introvabile... però l'ho potuto sfogliare dal
mio amico a Varsavia :-)
(mi scuso per il copia-incolla ^_^)


GLI INTROVABILI
Demiurghi stralunati alla ricerca di una grammatica impossibile
Tutto quello che nelle biblioteche potrebbe esserci e non c'è, in
«Lingue inventate» di Alessandro Bausani e «Aga magéra difúra» di Paolo
Albani, da tempo irreperibili
Mariarosa Bricchi
Impossibile è un aggettivo segnaletico, per la sua ricorsività nella
riflessione - soprattutto novecentesca - sulla scrittura, e per la sua
disponibilità ad applicarsi a campi diversi. Tommaso Landolfi, per
esempio, da ragazzo aveva provato a inventare una lingua. Anni dopo, lo
scrittore avrebbe dedicato un saggio alla descrizione (frammentaria) di
una lingua «semiideografica», fornita di quattro generi,
centoquarantasei casi, milleduecento congiunzioni. E via dicendo, in un
catalogo passionalmente minuzioso di impossibilia. Della lingua
impossibile Landolfi produce anche, emulatore del dantesco Pape satàn,
uno specimen, annidato nel racconto che dà il titolo alla sua prima
raccolta, il Dialogo dei massimi sistemi.
Sono alcuni versi di una poesia, destinata a trasformarsi in testo di
culto per gli appassionati del genere. Incipit: Aga magéra difúra.
Immancabile, per contro, l'affermazione perentoria dell'impossibilità di
creare una lingua nuova, affidata al diario Des mois: «Ameni tentativi
di chi cerca nuovi linguaggi! E necessariamente rientra in qualche
antichissimo sistema di rapporti, donde non si evade».
Alla stessa conclusione arrivava, d'altro canto, già il Dialogo dei
massimi sistemi: «È impossibile inventare qualcosa di diverso da ciò che
è sempre stato». Pena, per la superbia del demiurgo, la follia. Logofili
stralunati e bislacchi, ce n'è stati tanti, e quelli che hanno provato,
come Landolfi, a inventarsi lingue-che-non-esistono sono talvolta
geniali, fantasiosi sempre. Grammatici catturati dalla chimera della
razionalizzazione; sognatori che hanno affidato alla lingua nuova il
ruolo di simbolo di un nuovo mondo; scrittori a disagio di fronte
all'arbitrarietà combinatoria, come lo svizzero Peter Bichsel che ha
creato, in una delle sue deliziose Kindergeschichten, un personaggio che
scambiava i nomi alle cose; o ancora plurilingui per professione, come
lo scrittore-interprete Diego Marani, creatore e parlante unico di una
brillante provocazione linguistica, l'Europanto: insomma, l'inventario è
fitto. Tant'è che il micro-genere letterario che annovera saggi sulle
lingue utopiche (impossibili, immaginarie, artificiali, inesistenti...)
esibisce una sua, pur carsica, vitalità, dal libro del grande islamista
Alessandro Bausani sulle Lingue inventate (datato 1974: introvabile)
alle riflessioni sulla ricerca della lingua perfetta di Umberto Eco.
C'è un appassionato di tutto quello che - nelle biblioteche - potrebbe
esserci e non c'è, Paolo Albani, che ha compilato regesti piuttosto
imperdibili: recensioni a opere letterarie mai scritte; schede
bibliografiche di libri citati in altri libri, ma che in realtà non
esistono; descrizioni di scienze anomale. Suo è anche, e non poteva
mancare, un Dizionario delle lingue immaginarie: questo è il
sottotitolo; il titolo, (appunto) landolfiano, è Aga magéra difúra. Il
librone, scritto insieme a Berlinghiero Buonarroti, è stato pubblicato
da Zanichelli nel 1994: introvabile.

--
Nicola
k.d.
2006-12-11 12:43:30 UTC
Permalink
Post by Riccardo Venturi
Così nacque quello che ora si chiama "kelartico", lingua della
quale sono l'unico e legittimo titolare
omamma, e non ti bastavano le millanta lingue che ci sono al mondo?
:-P
--
daniela
Riccardo Venturi
2006-12-11 13:54:57 UTC
Permalink
Post by k.d.
Post by Riccardo Venturi
Così nacque quello che ora si chiama "kelartico", lingua della
quale sono l'unico e legittimo titolare
omamma, e non ti bastavano le millanta lingue che ci sono al mondo?
:-P
seeeeeee, ma vuoi mettere averne una tutta per sé...?
A proposito, lo volete un Guccini in kelartico?

Salut, e evito la signature perche' mi fa fatica ricopiarla

R.V.

--------------------------------
Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
k.d.
2006-12-11 16:44:17 UTC
Permalink
Post by Riccardo Venturi
seeeeeee, ma vuoi mettere averne una tutta per sé...?
hmm, sì, però mi sentirei un tantino, come dire, incompresa...
Post by Riccardo Venturi
A proposito, lo volete un Guccini in kelartico?
per quanto mi riguarda certo che sì, magari un altro Il vecchio e il
bambino (ma che lingua è quella? boh); in ogni caso meglio se specifichi
anche il titolo in italiano :-)

ciao
--
daniela
Riccardo Venturi
2006-12-11 18:06:25 UTC
Permalink
Post by k.d.
per quanto mi riguarda certo che sì, magari un altro Il vecchio e il
bambino (ma che lingua è quella? boh); in ogni caso meglio se specifichi
anche il titolo in italiano :-)
senti, facciamo così: intanto ti becchi (e vi beccate) un "Vecchio e un
bambino" in ungherese, poi stasera fo anche quello in kelartico...

AZ ÖREG ÉS A GYERMEK

Egy öreg s egy gyermek kézen fogták
egymást, s az este elé együtt mentek.
A távolban támadt a vöröses por
s világított a nap nem igazi fénnyel.
Úgy velük, a határtalan alföld terült el
meddig egy ember szeme nézhetett,
és nem volt ott senki köröskörül
kivéve füsttornyok komor profilja.

A pár járt a nap alkonyatákor,
az öreg beszélt és halkan sírt
távollevő lelkével és könnyes szemével
követett múlt hitregék emlékét.
Az öregek az idő vasfogát szenvedik,
nem választják külön az igazat az álomtól,
gondolatukban nem választják külön
az álmukban az igazat a hamistól.

S az öreg mondott el a távolba nézve :
« Képzelj csak el, azt búza borította,
s képzeld el a gyümölcsököt és a virágokat,
képzeld el a hangokat és a színeket.
Ezen az alföldön, és meddig elterül,
fejlődtak a fák és minden zöld volt,
esett az eső és a nap verte
az emberek s az évszakak ütemét. »

A gyermek állt bánatos tekintettel
nézve szemével hihetetlen dolgokat.
Aztán az öregnek azt mondta álmodó hanggal :
« Szeretem a meséket, mesélj el még mást. »


Salut,

Riccardo Venturi ecc. (signature abbreviata)

--------------------------------
Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
k.d.
2006-12-11 18:09:38 UTC
Permalink
Post by Riccardo Venturi
senti, facciamo così: intanto ti becchi (e vi beccate) un "Vecchio e un
bambino" in ungherese, poi stasera fo anche quello in kelartico...
Ma grazie, carissimo Venturi ecc. :-P
--
daniela
Riccardo Venturi
2006-12-13 23:13:35 UTC
Permalink
Il Mon, 11 Dec 2006 19:09:38 +0100, "k.d."
Post by k.d.
Post by Riccardo Venturi
senti, facciamo così: intanto ti becchi (e vi beccate) un "Vecchio e un
bambino" in ungherese, poi stasera fo anche quello in kelartico...
Ma grazie, carissimo Venturi ecc. :-P
Ed eccoti anche, "a grande richiesta" (?!?!) il vecchio e il bambino
in "kelartico". Avvertenza. Il kelartico non si scrive come qui
sotto. Se vuoi vedere come si scrive veramente, devi andare qui:

https://www.prato.linux.it/~lmasetti/canzonicontrolaguerra/canzone.php?id=125&lang=it#agg10300

Quello che segue è il cosiddetto "kelartico di emergenza", che scrivo
così quando non posso riprodurre esattamente i caratteri speciali (che
poi sono le vocali sormontate dai segni di lunga e breve). Al posto
delle vocali col segno di lunga uso allora le vocali raddoppiate (aa,
ee, oo ecc.) e al posto di quelle col segno di breve uso il
circonflesso (â, ê, ô ecc.)

TO SYEN YA TO NAANYET

'No syen ya 'no naanyet sân kapvaar pârkaande
ya veaar enôde inkoaatro to heezbro.
To tezyii moukavos adheegne yanlaande
ya to heil eklûkne sân leuk nâteebro.
To lyûn genâmaaess fenne ladûlestaai
petrîg to aak nâ gûm to gribne niezestaai
ya ôllanhercente nâvere nâigeno
casak to profiil mierâk nâ durnaai nâ smeeno.

Tobaaie marsyne, to leuk adsumbârne,
to syen bucindâlne ya ûngiet landârne.
Sân alûmu nâsêont, sân t'aakaai geseial
urmorne to mendân na mûtaai getreial.
To syenaai hûbgiiyâ gitenaai pâr t'ivaai,
nâdudnâ ekdaaistaai to gaz ek to saanaai,
to syenaai nâdudnâ in isân foglaaz
ekdaaistaai in saanaai to vaus ek to gaz.

Ya to syen daayne nieztuuruse adlaande :
" Togîni ôllanamân geteikân sân caande,
togîni to karvaain, togîni to blamaain
ya fogli to vaakaain ya fogli to barvaain.
Ya'n naam lyûn petriig to aak indesiede
kurusnâ to fagaai y'ôll vere ehsyede,
esyne to esyont, morâgnâ to heilaai
to rutman na to gum ya na to timpai.

To naanyet aarstodaa sân to niezo haark,
to aakaai nieznâ ad dôlcaai gesyusdaark.
Ya duyaa la to syen sân to vaak saantuurus,
" Kabaanaain gurvâm, oolaain see daaistuurus. "


Tuun nâ syaraai ya daane*


Saluto tipico k. : "una duna di baci e bene"



--
*Riccardo Venturi* <***@SPAMMACECCHIGORIspl.at>
*Er muoz gelîchesame die leiter abewerfen
So er an îr ufgestigen ist (Vogelweide & Wittgenstein)*
*Firenze, via Federigo Tozzi 3
*055 61 39 68 - Skype: Venturi6350
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http://utenti.lycos.it/Guctrad/alamanno.html
http://utenti.lycos.it/Balladven/index.html
http://www.prato.linux.it/~lmasetti/canzonicontrolaguerra
k.d.
2006-12-14 12:55:01 UTC
Permalink
Post by Riccardo Venturi
Ed eccoti anche, "a grande richiesta" (?!?!) il vecchio e il bambino
in "kelartico". Avvertenza. Il kelartico non si scrive come qui
https://www.prato.linux.it/~lmasetti/canzonicontrolaguerra/canzone.php?id=125&lang=it#agg10300
grazie ^__^
Post by Riccardo Venturi
Quello che segue è il cosiddetto "kelartico di emergenza", che scrivo
così quando non posso riprodurre esattamente i caratteri speciali (che
poi sono le vocali sormontate dai segni di lunga e breve). Al posto
delle vocali col segno di lunga uso allora le vocali raddoppiate (aa,
ee, oo ecc.) e al posto di quelle col segno di breve uso il
circonflesso (â, ê, ô ecc.)
TO SYEN YA TO NAANYET
ma pensa te...
e hai fatto anche il dizionario?
(se l'ha fatto il Guccio, allora non puoi esimerti ;-) )
Post by Riccardo Venturi
Saluto tipico k. : "una duna di baci e bene"
bello; mi ricorda vagamente un'ambientazione su qualche lontano pianeta
(Arrakis?)

ciao
--
daniela
Riccardo Venturi
2006-12-14 23:13:23 UTC
Permalink
Il Thu, 14 Dec 2006 13:55:01 +0100, "k.d."
Post by k.d.
grazie ^__^
Inkaindlâm! ("prego", cioè "mi inchino")
NB "Grazie" si dice "See gevag" ("sii lodato"). Pronuncia "ghevàgh"
con le "g" dure.
Post by k.d.
ma pensa te...
e hai fatto anche il dizionario?
Ovvio che sì, ma è un dizionario sempre "in fieri" in quanto, come
creatore ed unico titolare della lingua in questione mi riservo il
diritto insindacabile di modificare tutte le parole che mi pare, e di
aggiungere un numero imprecisato di sinonimi a seconda delle esigenze.

Ad esempio, qualcuno (forse) si sarà chiesto come faccia a tradurre in
rima. E' semplice: creo parole "ad hoc". Esiste una base lessicale
comune e oramai intangibile; tale base può essere ampliata a volontà
(mia). Ad esempio, "fumo" si dice comunemente "dûm", è la parola-base
(da cui verbi come "dûmestaai", fumare, aggettivi come "dûmig", fumoso
eccetera); però, per questa traduzione, visto che non faceva rima
(anzi: "non tornava la mèttrica"), ho creato ad hoc il sinonimo
"smeeno". Ma anche nelle lingue naturali è così, a pensarci bene.

Il "kelartico" ha oramai più di trent'anni ed è ben "collaudato".
Nessuno lo sa, ma alcuni miei post "storici" sono stati prima redatti
in k, come ad esempio quello, di qualche anno fa, intitolato "To
byaanaai ya to dôrralmânaai". Vediamo se il Che indovina qual è.
Post by k.d.
(se l'ha fatto il Guccio, allora non puoi esimerti ;-) )
Vorrà dire che prima o poi andrò a presentarlo a Pàvana :-)
Post by k.d.
Post by Riccardo Venturi
Saluto tipico k. : "una duna di baci e bene"
bello; mi ricorda vagamente un'ambientazione su qualche lontano pianeta
(Arrakis?)
Ti riferisci ad Anarres della Le Guin?...
Se è così, ci hai dato, ma non per il pianeta. Ci hai dato per
l'anarchia. Una delle caratteristiche del kelartico è quella di non
avere mai avuto ambientazioni immaginarie (pianeti lontani, paesi o
isole inventate ecc.); anzi, in tutte le stesure grammaticali che ho
eseguito in questi trent'anni (la lingua ha avuto una sua evoluzione,
ovviamente) ho sempre chiaramente specificato che si trattava di
un'invenzione bella e buona. Le parole sono create un po' per
deformazione di lingue esistenti (la base storica è latina e greca,
anche se ormai irriconoscibile in gran parte, ma via via si sono
stratificate parole genericamente indoeuropee, ungheresi, basche
eccetera; un vero "melting pot"), un po' per pura mia verbigerazione
ludica, cosa che tutti gli inventori di lingue hanno.

Ma dicevo dell'anarchia. Una delle cose di cui vado molto fiero per il
k. è la sua assoluta libertà. L'accento tonico? Lo puoi mettere dove
ti pare. Ad esempio, per il "grazie" di prima ho specificato che si
deve pronunciare "see ghevàgh", ma se ti va puoi dire anche "see
ghèvagh". Come ti gira. Tanto si capisce lo stesso. L'accento, a
differenza di molte altre lingue, non ha in k. funzione distintiva:
non esistono casi come l'italiano "càpitano", "capitàno" e "capitanò"
(dal verbo capitanare). Della sua libertà lessicale ho già detto;
anzi, poiché sei tu, ti concedo il privilegio di creare qualche parola
a tua scelta. Scrivila qui nel thread specificando il significato, se
ti va.

Sono riuscito a dare al k. una buona souplesse che gli permette una
notevolissima libertà anche nell'ordine delle parole nella frase,
grazie al suo "famoso" "accusativo facoltativo" (un tempo era
obbligatorio, ma ora non lo è più), evidentemente e biecamente copiato
dall'esperanto (una delle più grandi libidini è stata quella di
fregare caratteristiche e parole non solo da lingue esistenti, ma
anche da altre lingue artificiali :-PP). Così, ad esempio, per dire
"Guccini scrive e canta canzoni" si può dire:

a) Gucyiini graab ya kân leulaai (*), senza accusativo
b) Leulaain graab ya kân Gucyiini, con l'accusativo (**)

(*) nota il guazzabuglio: "graab" è chiaramente il greco "graphein",
"kân" è gallese (cimrico) e "leul" (canzone) è finlandese (laulu).

(**) Ma in questo secondo caso la frase significa piuttosto: "Sono
canzoni quelle che Guccini scrive e canta".

Insomma, scusami per lo sproloquio. Magari non te ne frega un cazzo.
Però mi sono divertito a parlarne :-)

Salut,


--
*Riccardo Venturi* <***@SPAMMACECCHIGORIspl.at>
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*Firenze, via Federigo Tozzi 3
*055 61 39 68 - Skype: Venturi6350
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http://utenti.lycos.it/Guctrad/alamanno.html
http://utenti.lycos.it/Balladven/index.html
http://www.prato.linux.it/~lmasetti/canzonicontrolaguerra
Nicola Ruggiero
2006-12-15 17:30:54 UTC
Permalink
Approfitto di questo thread, per omaggiare il kelartico con l'inno del
movimento esperantista "La speranza", un inno che fa parte a pieno
titolo delle Canzoni contro la guerra. Per me ha un forte significato
postare questa canzone oggi, 15 dicembre 2006. A 147 anni dalla nascita
dell'iniziatore dell'Esperanto, Zamenhof, la direzione di Radio Polonia
ha deciso di far cessare le trasmissioni in lingua esperanto perché
Zamenhof era ebreo. Assurdo...

http://www.prato.linux.it/~lmasetti/canzonicontrolaguerra/canzone.php?id=1899&lang=it

TO ARVIS

Du to lŭn stakvā mōzadūr năv,
păr to lŭn gī ektipăs triglăv;
ap to trēināi nă vănd kremtig
lo trē go ek nit du nit gī.
Du to gilŏd gedrŭly nă hēm
nă to gŭm durāg to gēm:
lo la to lŭn in istruhăl ayētŏr
harmonīyan sankăt părpŏr.

Sŭn to flyūgāi sankăt n’Arvis
to istruhtārāi nă plen sŭndaris’
go frēke kardāră to deisināi
in părrhīu, nă to arvisūrusāi.
Glăv’ hektă to mūnāi nă miedlo
tăr to kănd yāutnāi ingeto
go kurullsyă to agnavāi anghŭny
păr to fel sankăt gedehŭny.

Ap to bāzis nă tūd năyudrig
tărkapūrus in to vet anīyig
hĕs to yāutnāi eksyedursyă
in eno syēb māg insyedŭlesyă.
Năkanăssă nān sŭnirgdārāi
in to peget nă plen ingertārāi
peis syevĭrsye to ren hovigīz
na to gŭm păr to dān ayēvig.

ovviamente tradotto da Riccardo

--
Nicola
Riccardo Venturi
2006-12-15 20:59:53 UTC
Permalink
Il Fri, 15 Dec 2006 18:30:54 +0100, Nicola Ruggiero
Post by Nicola Ruggiero
ovviamente tradotto da Riccardo
Ehm, però mi sa che anche tu devi usare la "grafia di emergenza",
sennò non si legge nulla :-)

Salut,


--
*Riccardo Venturi* <***@SPAMMACECCHIGORIspl.at>
*Er muoz gelîchesame die leiter abewerfen
So er an îr ufgestigen ist (Vogelweide & Wittgenstein)*
*Firenze, via Federigo Tozzi 3
*055 61 39 68 - Skype: Venturi6350
____________________________________________________
http://utenti.lycos.it/Guctrad/alamanno.html
http://utenti.lycos.it/Balladven/index.html
http://www.prato.linux.it/~lmasetti/canzonicontrolaguerra
Nicola Ruggiero
2006-12-15 21:19:28 UTC
Permalink
Post by Riccardo Venturi
Il Fri, 15 Dec 2006 18:30:54 +0100, Nicola Ruggiero
Post by Nicola Ruggiero
ovviamente tradotto da Riccardo
Ehm, però mi sa che anche tu devi usare la "grafia di emergenza",
sennò non si legge nulla :-)
Mi sa che devi cominciare a usare Thunderbird, così potrai leggere e
inviare in UTF-8 ;-)

Dai, che ce la fai Ric! E' più facile che inventare una lingua (quindi
una passeggiata):
http://www.mozilla-europe.org/it/products/thunderbird/

--
Nicola Ruggiero
Riccardo Venturi
2006-12-18 19:53:41 UTC
Permalink
Il Fri, 15 Dec 2006 22:19:28 +0100, Nicola Ruggiero
Post by Nicola Ruggiero
Mi sa che devi cominciare a usare Thunderbird, così potrai leggere e
inviare in UTF-8 ;-)
Dai, che ce la fai Ric! E' più facile che inventare una lingua (quindi
http://www.mozilla-europe.org/it/products/thunderbird/
Ma per carità, io sono un plantigrado pachidermatico e non mi adatto
volentieri a codeste diavolerie moderne. Nacqui col free agent e
morirò col free agent. Vorrà dire che continuerò a leggere segnetti
strani quando voi giòvini usate er mozzilo tunderbirde.

Salut,


--
*Riccardo Venturi* <***@SPAMMACECCHIGORIspl.at>
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Riccardo Venturi
2006-12-15 21:18:24 UTC
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Il Fri, 15 Dec 2006 18:30:54 +0100, Nicola Ruggiero
Post by Nicola Ruggiero
Per me ha un forte significato
postare questa canzone oggi, 15 dicembre 2006. A 147 anni dalla nascita
dell'iniziatore dell'Esperanto, Zamenhof, la direzione di Radio Polonia
ha deciso di far cessare le trasmissioni in lingua esperanto perché
Zamenhof era ebreo. Assurdo...
Roba da matti. E meno male che è l'Europa delle "radici
ebraico-cristiane". Buffoni.

Salut,


--
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Nicola Ruggiero
2006-12-15 21:28:43 UTC
Permalink
Post by Riccardo Venturi
Il Fri, 15 Dec 2006 18:30:54 +0100, Nicola Ruggiero
Post by Nicola Ruggiero
Per me ha un forte significato
postare questa canzone oggi, 15 dicembre 2006. A 147 anni dalla nascita
dell'iniziatore dell'Esperanto, Zamenhof, la direzione di Radio Polonia
ha deciso di far cessare le trasmissioni in lingua esperanto perché
Zamenhof era ebreo. Assurdo...
Roba da matti. E meno male che è l'Europa delle "radici
ebraico-cristiane". Buffoni.
http://www.gazetawyborcza.pl/1,76842,3794629.html

Personalmente, se avessero dato motivazioni di altro genere non ci sarei
rimasto neanche così male. Ma non pensavo che l'antisemitismo fosse così
diffuso oggigiorno.

--
Nicola Ruggiero
k.d.
2006-12-18 10:13:03 UTC
Permalink
Post by Nicola Ruggiero
A 147 anni dalla nascita
dell'iniziatore dell'Esperanto, Zamenhof, la direzione di Radio Polonia
ha deciso di far cessare le trasmissioni in lingua esperanto perché
Zamenhof era ebreo. Assurdo...
Questi sono totalmente folli (e anche un po' anacronistici, imho)...
--
daniela
k.d.
2006-12-15 18:40:52 UTC
Permalink
Post by Riccardo Venturi
Inkaindlâm! ("prego", cioè "mi inchino")
NB "Grazie" si dice "See gevag" ("sii lodato"). Pronuncia "ghevàgh"
con le "g" dure.
ah, bene, e pensare che già mi sembrava esotico "gracias"... :-)
Post by Riccardo Venturi
Ovvio che sì, ma è un dizionario sempre "in fieri" in quanto, come
creatore ed unico titolare della lingua in questione mi riservo il
diritto insindacabile di modificare tutte le parole che mi pare, e di
aggiungere un numero imprecisato di sinonimi a seconda delle esigenze.
Beh, tanto di cappello; è un lavoro talmente immenso che non avrei mai
il coraggio nemmeno di iniziarlo.
Post by Riccardo Venturi
eccetera); però, per questa traduzione, visto che non faceva rima
(anzi: "non tornava la mèttrica"), ho creato ad hoc il sinonimo
"smeeno". Ma anche nelle lingue naturali è così, a pensarci bene.
Vuoi vedere che è la volta buona che si riesce a far rima con "fegato"?
:-P
Post by Riccardo Venturi
Il "kelartico" ha oramai più di trent'anni ed è ben "collaudato".
Nessuno lo sa, ma alcuni miei post "storici" sono stati prima redatti
in k, come ad esempio quello, di qualche anno fa, intitolato "To
byaanaai ya to dôrralmânaai". Vediamo se il Che indovina qual è.
Ma quanto gli vuoi male, a quel povero ragazzo?
Post by Riccardo Venturi
Post by k.d.
(se l'ha fatto il Guccio, allora non puoi esimerti ;-) )
Vorrà dire che prima o poi andrò a presentarlo a Pàvana :-)
E per non restare indietro, ti suggerirei di iniziare a tradurre Plauto...
Post by Riccardo Venturi
Ti riferisci ad Anarres della Le Guin?...
No, Arrakis di Dune (libro che non sono mai riuscita a finire, tra
l'altro...)
Post by Riccardo Venturi
anzi, poiché sei tu, ti concedo il privilegio di creare qualche parola
a tua scelta. Scrivila qui nel thread specificando il significato, se
ti va.
Hmm, senti, faccio una figura molto brutta se ringrazio di cuore ma
declino cortesemente? Diciamo che non è precisamente il mio campo...
:-|
Post by Riccardo Venturi
a) Gucyiini graab ya kân leulaai (*), senza accusativo
b) Leulaain graab ya kân Gucyiini, con l'accusativo (**)
Perché "Guccini non rimane "Guccini"?
Post by Riccardo Venturi
Insomma, scusami per lo sproloquio.
Ma va'. Molto curioso, invece.
Post by Riccardo Venturi
Magari non te ne frega un cazzo.
Magari invece sì :-)
Post by Riccardo Venturi
Però mi sono divertito a parlarne :-)
Come si dice "altrettanto" in kling... ehm, kelartico?


ciao
--
daniela
Riccardo Venturi
2006-12-15 21:16:40 UTC
Permalink
Il Fri, 15 Dec 2006 19:40:52 +0100, "k.d."
Post by k.d.
ah, bene, e pensare che già mi sembrava esotico "gracias"... :-)
Insomma, davanti al "grazie" ungherese, "köszönöm", come ti
sentiresti...? :-)
Post by k.d.
Beh, tanto di cappello; è un lavoro talmente immenso che non avrei mai
il coraggio nemmeno di iniziarlo.
Mai dire mai....
Post by k.d.
Vuoi vedere che è la volta buona che si riesce a far rima con "fegato"?
:-P
Ma "fegato" si dice "sûgaat" in k. e ha decine di rime possibili :-)
Post by k.d.
Post by Riccardo Venturi
Il "kelartico" ha oramai più di trent'anni ed è ben "collaudato".
Nessuno lo sa, ma alcuni miei post "storici" sono stati prima redatti
in k, come ad esempio quello, di qualche anno fa, intitolato "To
byaanaai ya to dôrralmânaai". Vediamo se il Che indovina qual è.
Ma quanto gli vuoi male, a quel povero ragazzo?
Chi, io? Ma se gli voglio un bene dell'anima! Lo metterò sulla strada:
"dôrr" significa "terra" e "almân" significa "mela, pomo"...quindi
"dôrralmân"...
Post by k.d.
E per non restare indietro, ti suggerirei di iniziare a tradurre Plauto...
Mappercarità. In k. ho tradotto però alcuni post di Oreste Scalzone
dal suo blog!
Post by k.d.
Post by Riccardo Venturi
Ti riferisci ad Anarres della Le Guin?...
No, Arrakis di Dune (libro che non sono mai riuscita a finire, tra
l'altro...)
Ah, ecco...certo che li nomi de 'sti pianeti se rassomijeno una
cifra...
Post by k.d.
Post by Riccardo Venturi
anzi, poiché sei tu, ti concedo il privilegio di creare qualche parola
a tua scelta. Scrivila qui nel thread specificando il significato, se
ti va.
Hmm, senti, faccio una figura molto brutta se ringrazio di cuore ma
declino cortesemente? Diciamo che non è precisamente il mio campo...
:-|
Peccato! :-)
Post by k.d.
Post by Riccardo Venturi
a) Gucyiini graab ya kân leulaai (*), senza accusativo
b) Leulaain graab ya kân Gucyiini, con l'accusativo (**)
Perché "Guccini non rimane "Guccini"?
Perche la doppia "c" non è contemplata. Per riprodurre il suono di
"cc" in Guccini devo scrivere "cy" (e mettere la "i" lunga per far
notare l'accento originale del cognome italiano). In k. ad ogni modo i
nomi e i cognomi si kelartizzano obbligatoriamente. Ad esempio,
Francesco Guccini sarebbe Parancesâk Gucyiini eccetera :-)
Post by k.d.
Post by Riccardo Venturi
Insomma, scusami per lo sproloquio.
Ma va'. Molto curioso, invece.
Prima o poi un altro "Gucyiini" in k. lo farò...
Post by k.d.
Post by Riccardo Venturi
Però mi sono divertito a parlarne :-)
Come si dice "altrettanto" in kling... ehm, kelartico?
"Altrettanto" in klingon non lo so, proverò a chiedere al mio collega
inventore di lingue Mark Okrand :-)

Però ti posso scrivere un paio di strofette in klingon, molto
volentieri:

DAW’BOM

yIbom wa'logh wa'Dich:
Qongovo' yIvem vaj Hem
batlhlIjvaD yiQam
poH nI' DochlIj nItem
'urwI'pu' tISam
numagh che'wI'pu'
batlh peQam ghommey
chaH quvHa' HoH pu'
che'wI'Segh DIjey

maghommoH vajjuppu'
may' Qav wIqaDmoH!
betleH'mo' lughomqu' qorDu'
Daw'mo' qem batlhnoH!
maghommoH vajjuppu'
may' Qav wIqaDmoH!
betleH'mo' lughomqu' qorDu'
Daw'mo' qem batlhnoH!

Che tu ci creda o no, si tratta della prima strofa e del ritornello
dell' "Internazionale" !

Salut,


--
*Riccardo Venturi* <***@SPAMMACECCHIGORIspl.at>
*Er muoz gelîchesame die leiter abewerfen
So er an îr ufgestigen ist (Vogelweide & Wittgenstein)*
*Firenze, via Federigo Tozzi 3
*055 61 39 68 - Skype: Venturi6350
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http://utenti.lycos.it/Guctrad/alamanno.html
http://utenti.lycos.it/Balladven/index.html
http://www.prato.linux.it/~lmasetti/canzonicontrolaguerra
Nicola Ruggiero
2006-12-15 21:25:09 UTC
Permalink
Post by Riccardo Venturi
Post by k.d.
Post by Riccardo Venturi
a) Gucyiini graab ya kân leulaai (*), senza accusativo
b) Leulaain graab ya kân Gucyiini, con l'accusativo (**)
Perché "Guccini non rimane "Guccini"?
Perche la doppia "c" non è contemplata. Per riprodurre il suono di
"cc" in Guccini devo scrivere "cy" (e mettere la "i" lunga per far
notare l'accento originale del cognome italiano). In k. ad ogni modo i
nomi e i cognomi si kelartizzano obbligatoriamente. Ad esempio,
Francesco Guccini sarebbe Parancesâk Gucyiini eccetera :-)
Non mi dire che nel kelartico del dicembre 2006 il patronimico s'è estinto!

--
Nicola Ruggiero
Riccardo Venturi
2006-12-18 19:54:26 UTC
Permalink
Il Fri, 15 Dec 2006 22:25:09 +0100, Nicola Ruggiero
Post by Nicola Ruggiero
Non mi dire che nel kelartico del dicembre 2006 il patronimico s'è estinto!
No, ma non mi ricordo come si chiama il padre di Gucyiini...

Salut,


--
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Nicola Ruggiero
2006-12-18 21:56:32 UTC
Permalink
Post by Riccardo Venturi
Il Fri, 15 Dec 2006 22:25:09 +0100, Nicola Ruggiero
Post by Nicola Ruggiero
Non mi dire che nel kelartico del dicembre 2006 il patronimico s'è estinto!
No, ma non mi ricordo come si chiama il padre di Gucyiini...
Mi stava prendendo un colpo! :-D

Nessuno sa come si chiama(va) il padre di Guccini? Neanche Ciofanski?

--
Nicola
Riccardo Venturi
2006-12-18 22:17:49 UTC
Permalink
Il Mon, 18 Dec 2006 22:56:32 +0100, Nicola Ruggiero
Post by Nicola Ruggiero
Mi stava prendendo un colpo! :-D
Sia mai che io mi renda colpevole di un tuo colpo apoplettico! Come
puoi pur minimanente pensarlo...? :-)
Post by Nicola Ruggiero
Nessuno sa come si chiama(va) il padre di Guccini? Neanche Ciofanski?
Ora che ci penso mi sembra che si chiami Ferruccio.

Salut,


--
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Nicola Ruggiero
2006-12-18 22:39:36 UTC
Permalink
Post by Riccardo Venturi
Post by Nicola Ruggiero
Nessuno sa come si chiama(va) il padre di Guccini? Neanche Ciofanski?
Ora che ci penso mi sembra che si chiami Ferruccio.
Sì, è Ferruccio!
http://www.viafabbri43.net/biografia.asp

--
Nicola
Riccardo Venturi
2006-12-18 22:40:35 UTC
Permalink
Il Mon, 18 Dec 2006 23:39:36 +0100, Nicola Ruggiero
Post by Nicola Ruggiero
Post by Riccardo Venturi
Post by Nicola Ruggiero
Nessuno sa come si chiama(va) il padre di Guccini? Neanche Ciofanski?
Ora che ci penso mi sembra che si chiami Ferruccio.
Sì, è Ferruccio!
http://www.viafabbri43.net/biografia.asp
Avemo trovato er Feruccio !!!!!!!! :-)

Salut,


--
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k.d.
2006-12-18 10:10:49 UTC
Permalink
Post by Riccardo Venturi
In k. ad ogni modo i
nomi e i cognomi si kelartizzano obbligatoriamente. Ad esempio,
Francesco Guccini sarebbe Parancesâk Gucyiini eccetera :-)
Ah, ma allora eri tu, quello che presentava Guccini all'inizio di Quasi
come Dumas (e non sottilizziamo sul fatto che sembrava una voce
femminile) :-D
Post by Riccardo Venturi
Post by k.d.
Come si dice "altrettanto" in kling... ehm, kelartico?
"Altrettanto" in klingon non lo so, proverò a chiedere al mio collega
inventore di lingue Mark Okrand :-)
Non dirmi che conosci anche lui!
Post by Riccardo Venturi
Però ti posso scrivere un paio di strofette in klingon, molto
DAW’BOM
[...]
Post by Riccardo Venturi
Che tu ci creda o no, si tratta della prima strofa e del ritornello
dell' "Internazionale" !
Eh, ci credo per forza; che altro posso fare ?!?
A questo punto però bisognerà chiamarla l'Interplanetaria...
:-)

ciao
--
daniela
Continua a leggere su narkive:
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