Discussione:
Non scampa fra chi veste da parata.....
(troppo vecchio per rispondere)
Alomus
2004-05-26 12:24:22 UTC
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...chi veste una risata???? Ma cosa vuol dire questa frase??? Io non
son mai riuscito a capirla...

Grazie
Riccardo Venturi
2004-05-26 16:46:05 UTC
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Post by Alomus
...chi veste una risata???? Ma cosa vuol dire questa frase??? Io non
son mai riuscito a capirla...
Grazie
Bella domanda, anche perché permette di parlare un po' del Guccini "at his
best" (o, almeno, di quello che il sottoscritto considera tale).

Innanzitutto, la frase ed il suo significato, diciamo, letterale. Significa,
semplicemente, che in mezzo ad una massa di gente inquadrata (che può
estendersi da un gruppo fino ad un intero popolo, nella storia non mancano
fulgidi esempi del genere), cioè quelli "vestiti da parata" e che marciano
tutti allo stesso passo -non importa neppure se sia o meno dell'oca, o
romano, o uno qualsiasi degli altri passi escogitati dai coreografi di tutti
i regimi- chi "veste una risata", vale a dire chi non si uniforma e
sottolinea magari questo suo atteggiamento con il supremo scherno del
ridere, non ha scampo. Viene immediatamente individuato, messo da parte,
isolato; e, da qui, il passo che lo separa dalla galera è molto breve ("noi
siamo gente che finisce male, galera od ospedale"; aggiungiamo pure che
manca un terzo elemento fondamentale, il cimitero).

La canzone da cui proviene questo verso è, probabilmente, tra tutte quelle
di Guccini quella che ha fornito il maggior numero di "citazioni celebri";
non sto neanche a parlare dello "scusate non mi lego a questa schiera, morrò
pecora nera", ad esempio. È questo, infatti, il senso dell'intera canzone,
che non a torto è considerata (almeno da me) uno dei capolavori assoluti del
modeno-pavanese. E' una canzone autenticamente libertaria, una di quelle che
-per fortuna- nel corso della sua vita sfuggono addirittura di mano al suo
autore (l'altro esempio lampante è "La locomotiva") e vanno per proprie
strade lontane da ogni cosa e, più che altro, dalle eventuali "evoluzioni"
(o involuzioni) di chi l'ha scritta. Non escludo che molti che conoscono
benissimo quel paio di versi ignorino addirittura chi ne sia l'autore.

Una canzone che, però, al contempo di iscrive in un dato momento storico e
politico. So che quest'ultimo termine potrà far storcere il naso a molti a
cominciare da Guccini stesso; ma una canzone politica è tale e lo resta.
Guardiamo l'anno in cui è stata scritta, verso il 1976; siamo alla vigilia
del '77, in cui una "rossa Bologna" vestita da parata arriverà, per mano del
suo sindaco "democratico e antifascista" Renato Zangheri, a richiedere
l'intervento dei carabinieri e dei celerini contro il Convegno sulla
repressione -una bella massa di gente, comunque la si veda, cui piaceva
sovente vestire delle risate. Che cosa ne sia stato poi di quella gente, non
importa dirlo. Una parte ha continuato a ridere senza scampo, sopravvivendo
come ha potuto; una parte ha imbracciato le armi; un'altra parte ha avuto
percorsi, come dire, simpaticamente tortuosi. Se qualcuno vuole, se ne
parlerà perché è, questo, un discorso che abbisogna di interlocutori che
abbiano almeno un minimo di conoscenza diretta delle cose.

Ma tornando alla canzone, trovo singolare che sia a contatto di gomito,
nello stesso album, con l'"Avvelenata", lo sfogo (un tempo analizzato in
maniera davvero mirabile da Michele L. Straniero, se non erro proprio nella
prefazione del vecchio e storico Guccini della Lato Side -ma potrei
sbagliarmi; una di quelle cose di cui serbo memoria senza ricordarmi
precisamente dove mai e quando mai la abbia letta) dove Guccini fa un'altra
delle sue affermazioni quasi passate in proverbio, "Però non ho mai detto
che a canzoni si fan rivoluzioni ecc.". Lo trovo singolare perché "Canzone
di notte n°2" è una canzone, ebbene sì, rivoluzionaria. Nel senso classico
del termine e con tutti gli ingredienti: libertari, anarchici bastonati,
galera ed ospedale, chi è inquadrato in parata e chi sta fuori ridendo, la
pecora nera (Guccini avrà letto Stirner? De Andrè di sicuro, lui non so) e
così via. Il tutto, però, "condito" con due cose tipicamente guccinesche,
l'una di colore locale (la notte e il vino) e l'altra più sottile,
intimista, la riflessione introversa ("o forse non è qui il problema" ecc.).
Ma questo mio trovar singolare certi accostamenti di canzoni è forse ozioso;
a Guccini andrà sempre riconosciuto di essere stato un cantore fedele delle
proprie confusioni inserite nelle confusioni epocali, e qui se ne ha un
esempio perfetto.

Non si sono ancora spenti gli echi di certi slogan, o presunti tali, come
quell' "Ah ah ah, sarà una risata che vi seppellirà"; e la forza
rivoluzionaria della "Canzone di notte n° 2" sta molto in quel proporre,
certamente non nuovo ma comunque sempre efficace, il riso e la risata nella
loro valenza sovversiva. Quale sia usualmente il destino del sovversivo, non
sto neppure a dirlo; ben che gli vada, si ritrova ai margini di qualcosa,
sempre ai soliti margini, impegnato nell'estenuante arte del non arrendersi
mai. Attorno a lui le parate imperversano, e non occorre che siano militari.
Ma tu prova ad immaginare un tizio che, nel bel mezzo della parata del 2
giugno prossima ventura (ripristinata da carlazzeglio il presidente) si
metta a sghignazzare come un matto, tipo con la risata dello
"Scacciapensieri" della TV svizzera al sabato sera.
Prova a immaginare questa scena e avrai il significato esatto della "frase"
su cui hai chiesto lumi; anzi, tanto che ci sei, prova ad ampliare la cosa.
Risate a crepapelle in mezzo al parlamento. Risate sardoniche in mezzo ai
lutti e ai cordogli per gli eroici "sordatipellapace" di Nassiriya. Risate
omeriche in un girotondino pellagiustizziaggiusta. Risate in mezzo a Piazza
san Pietro mentre il papocchio "che soffre" (la sofferenza come mestiere)
crea 380 nuovi santi e beati tra la folla in estasi -che poi lo sia perché
vien fatto santo il fondatore dell'Opus Dei è una quisquilia, of course.
Risate stentoree in faccia a tutti gli integralisti di qualsiasi chiesa,
religione, credo, partito, setta, quel che ti pare. Prova a immaginarti di
moltiplicare questa cosa all'infinito, chiudi gli occhi e sorridi. Anzi,
ridi. Di gusto. Esci fuori e fallo. Anche in mezzo al passeggio del
pomeriggio, anche nel centro commerciale del cazzo dove ti vendono persino
il tuo tempo ("le temps s'achète au supermarché", scriveva Raoul Vaneigem il
situazionista facendosi cantare tutto ciò da Gilles Servat in una canzone
nata sotterranea). Prova, perché in questi rii tempi le parate e le divise
imperversano. A volte se ne ha sentore persino ai concerti di Guccini.

Del resto, come dicevo, la cosa non è nuova. Un esempio a caso. Tutto un
famosissimo romanzo, il "Nome della rosa" di Umberto Eco, è costruito
attorno alla potenza distruttiva del riso che promana da un presupposto
capitolo perduto di Aristotele. Aristotele, il Filosofo. La legittimazione
del riso come entità sovversiva effettuata da colui che era il cardine
dell'intera visione del mondo medievale. C'è l'integralista, Jorge da
Burgos, che arriva ai crimini più diabolici e orrendi per occultarlo, per
far sì che tutto un mondo non crolli dalle fondamenta. E tutto, in fondo,
brucia.

Spero di essere stato un po' esauriente sulla cosa, esauriente e divagante
al punto giusto. Colgo l'occasione per sottolineare il piacere che ho avuto
nel vedere una domandina semplice semplice che può e deve aprire mondi ben
più vasti. Non ne vedevo da tempo. Speriamo che ce ne siano altre, da parte
tua o di chiunque. Tipo: " ma cosa vuol dire 'il tempo, il tempo chi ce lo
rende'? ", o roba del genere.

Salut,

*Riccardo Venturi* <venturik(*)ifrance.com>
*Er muoz gelîchesame die leiter abewerfen
So er an îr ûfgestigen ist (Vogelweide)*
*CH-1700 Fribourg/Freiburg (Confoederatio Helvetica)*
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http://www.obiezione.it ==> Canzoni contro la guerra

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Franco Senia
2004-05-26 17:32:28 UTC
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Post by Riccardo Venturi
Guardiamo l'anno in cui è stata scritta, verso il 1976; siamo alla vigilia
del '77, in cui una "rossa Bologna" vestita da parata arriverà, per mano del
suo sindaco "democratico e antifascista" Renato Zangheri, a richiedere
l'intervento dei carabinieri e dei celerini contro il Convegno sulla
repressione
solo una piccola nota, a margine. Il sindaco zangheri (zangherì,
zangherà) non ha mai richiesto l'intervento di carabinieri e celerini
contro "il convegno sulla repressione".
L'intervento della cosiddetta forza pubblica (con tanto di mezzi
blindati che giravano per le strette strada di bologna) ebbe luogo nei
primi mesi del 1977, contro l'insorgenza che lì come in altre città
dilagava.
Il convegno che ebbe luogo a bologna dal 23 al 25 settembre, e che
vide la partecipazione di almeno centomila persone, sancì, suo
malgrado la fine di quel movimento, e non vide nessun intervento
poliziesco.


salud


-- Franco Senia --
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" Ci fu una generazione che volle rispondere a tutto.
Allora gli chiesero e dovette rispondere di tutto."

- Erri De Luca, Aceto, Arcobaleno -
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k.d.
2004-05-26 17:33:27 UTC
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Post by Riccardo Venturi
a Guccini andrà sempre riconosciuto di essere stato un cantore fedele delle
proprie confusioni inserite nelle confusioni epocali,
e infatti, finite le confusioni, finita la magia delle sue canzoni :-|
--
daniela

lui vedeva la parola ritornare sulla strada
liberata libertaria come cavallina brada
Tom Joad
2004-05-27 08:24:27 UTC
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Post by Riccardo Venturi
" ma cosa vuol dire 'il tempo, il tempo chi ce lo
rende'? "
L'hai spiegato benissimo tu stesso, parlando di curiosi incidenti e di annus
horribilis, di tappi che saltano e di attacchi di sciatalgia.
Tolti i riferimenti squisitamente personali, e difficilmente ripetibili,
credo proprio che ci sia pochissimo da aggiungere.


Piuttosto: il discorso sul vestirsi da parata...
Ho visto, tempo fa, una trasmissione in cui si mostravano dei filmati a
colori girati nella Germania degli anni '30; uno mostrava una di quelle
parate della wehrmacht che abbiamo visto centinaia di volte in bianco e
nero. L'effetto era strano: visti a colori, con i fiori sulle divise e i
bambini a bordo strada, perdevano i tre quarti della loro "immagine" di
distruttori invincibili.

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Riccardo Venturi
2004-05-27 10:04:34 UTC
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Post by Tom Joad
L'hai spiegato benissimo tu stesso, parlando di curiosi incidenti e di annus
horribilis, di tappi che saltano e di attacchi di sciatalgia.
Tolti i riferimenti squisitamente personali, e difficilmente ripetibili,
credo proprio che ci sia pochissimo da aggiungere.
Può essere, specialmente in questo giorno.
Oggi è il 27 maggio. Per una curiosa (curiosa?) coincidenza tale data è
l'undicesimo anniversario sia della strage mafio-statale di via dei
Georgofili, una cosa che ho visto -come sai- coi miei occhi. E non perché mi
trovassi a passare di lì per caso, ma perché dieci minuti dopo l'esplosione
ero lì a portar via morti e feriti con un'ambulanza mezza scassata, la
"CM4".
Credo che, quando andrò all'inferno, il paesaggio non mi presenterà alcunché
di nuovo. L'ho già visto quella notte. C'è qualche cosa da non fare mai con
me; una di queste è non farmi mai vedere un ovetto Kinder. Quando lo hai
visto in mano a una bambina di nove anni schiacciata da tonnellate di
macerie, lo si può capire.
Curiosamente (curiosamente?), proprio in quegli esatti momenti, mentre ogni
cosa stava crollando e bruciando tra il rumore dei compressori e dei
caterpillar, in quel di Roma si stava a mia insaputa preparando il mio
personale crollo. Quello più o meno descritto nel "Tappo", insomma.
Le celebri coincidenze della vita. Annus horribilis? A distanza di undici
anni, l' "horribilitas" è oramai frammista a milioni di altre cose. Come
avevi detto tu, si ripensa alla strana chimica di quell'anno e di
quell'estate, si ripensa giustappunto al tempo che, malgrado la domanda
retorica di Guccini, non ci verrà mai reso da niente e da nessuno, con
buonapace dei nostri inutili aneliti. E questo vale per tutti. Anche
coltivare il ricordo e la memoria, seppur tra le cose più degne che si
possano fare, non esce e non può uscire dal suo ambito. Divulgarla, non
permettere che vada persa, cercare di spiegarla, tutto quel che si può fare
e pensare, va bene; ma non ci verrà mai reso niente. Meglio sforzarsi di
conquistare o dare un senso al presente.
Ma oggi, per dirla ancora con Ivan della Mea, è una di quelle giornate dove
"ogni sorriso ha un suo retropensiero". E non solo ogni sorriso, ma ogni
gesto, ogni azione. So traducendo un manuale che parla di una pompa a vite
(screw pump), ed anche quel macchinario mi fa -non so spiegare come anche se
lo capisco benissimo- rivedere o reimmaginare. Mutati i paesaggi, le
condizioni di vita, il proprio essere dentro, tutto ciò che può cambiare in
meglio o in peggio; ma ci son macigni che restano lì, ed è forse bene
cercare di non rimuoverli. Spostando il masso si potrebbe, chissà,
precipitare insieme a lui.
Post by Tom Joad
Piuttosto: il discorso sul vestirsi da parata...
Ho visto, tempo fa, una trasmissione in cui si mostravano dei filmati a
colori girati nella Germania degli anni '30; uno mostrava una di quelle
parate della wehrmacht che abbiamo visto centinaia di volte in bianco e
nero. L'effetto era strano: visti a colori, con i fiori sulle divise e i
bambini a bordo strada, perdevano i tre quarti della loro "immagine" di
distruttori invincibili.
A me, invece, viene da associare l'immagine del "vestirsi da parata" al
videoclip della "Domenica delle salme" di De André, girato a suo tempo da
Gabriele Salvatores. Dove si vedono parate nazifasciste, certo, ma anche
parate di ributtanti würstel tutti rosa, maiali che vanno al macello, e
persone che in un modo o nell'altro vorrebbero continuare ad essere
cittadini liberi tenendosi magare un cannone nel cortile.
Ecco, io quel cannone continuo a lucidarlo e a cercare di tenerlo in
perfetta efficienza.
E' caricato a memoria.

Salut,

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Tom Joad
2004-05-27 10:27:14 UTC
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Post by Riccardo Venturi
Può essere, specialmente in questo giorno.
Oggi è il 27 maggio. Per una curiosa (curiosa?) coincidenza tale data è
l'undicesimo anniversario sia della strage mafio-statale di via dei
Georgofili,
M'hai fregato, cazzo.
Era una settimana che pensavo di diacciarti mettendo su la mia, di mezze
testimonianze dell'evento.
Ce la metto lo stesso. Tanto più che non è una testimonianza vera e propria,
ma il ricordo di uno di quella banda di matti che frequentavamo entrambi
-senza esserci incontrati mai, ma pensa!- il quale era appunto in piazza, a
fare pirpiriplòng con la chitarra acustica. Si chiama D.F.; non lo vedo da
allora, aveva i capelli biondissimi e lunghi e gli occhi azzurri.
"...eh sì T., l'altra sera quando c'è stato il botto s'era tutti qui a
ssedere, ancora, e s'è vvisto come 'na specie di fuoco d'artificio che fosse
scoppiato mentre era ancora basso. Una specie di rosata arancione da tutte
le parti. E s'è pensato: 'ma guarda te questa testa di cazzo che tira i
fuochi d'artificio a quest'ora, e in questa maniera, poi!'. Poi però son
venuti giù i vetri del palazzo qui dietro, quasi interi, e allora s'è
ccapito che doveva esse' qualcosa d'altro..."
Post by Riccardo Venturi
Credo che, quando andrò all'inferno,
A peccati mortali c'è gente messa peggio di te; via, non metterla giù così
tragica. Anche se dicono che la compagnia sia migliore da quelle parti, io
preferirei un clima un po' più salubre visto che si sta parlando di eternità
e non d'una serata a far bisboccia con Lucifero e con Giuda...
Post by Riccardo Venturi
C'è qualche cosa da non fare mai con
me; una di queste è non farmi mai vedere un ovetto Kinder.
Credo che ne abbiano terminato tempo fa la produzione, sostituendoli con
qualcosa di altrettanto perfido e con lo stesso packaging.
E questa è la seconda cosa da non fare con te, che dubito mi capiterà di
fare davvero. La prima sarebbe quella di non toccarti i libri, ma data la
mia curiosità da gatto a proposito delle librerie altrui (che tollero negli
altri, quando lo fanno con la mia, sennò non sarebbe giusto) su questo punto
non posso offrirti la minima garanzia.
Post by Riccardo Venturi
Curiosamente (curiosamente?), proprio in quegli esatti momenti ...in quel
di Roma si stava a mia insaputa preparando il mio
Post by Riccardo Venturi
personale crollo.
Buffo come si ricordino certe "contemporaneità". E' successo anche a me;
mentre si stava preparando il mio, di crolli, stavo camminando sotto la
pioggia del primo giorno di un anno che sarebbe stato livoroso, depresso e
da maledire come al solito. Aaaahhhh... se da ragazzo avessi fracassato
qualche testa in più, oggi sarei un altro!
Post by Riccardo Venturi
Annus horribilis? A distanza di undici
anni, l' "horribilitas" è oramai frammista a milioni di altre cose.
E meno male. Anche se per quanto mi riguarda "il passato che non passa" è un
problema che salta fuori nei momenti più inaspettati e che si è mostrato
resistente ad ogni "speziarìa pei sani" con cui ho tentato di annegarlo
Post by Riccardo Venturi
A me, invece, viene da associare l'immagine del "vestirsi da parata" al
videoclip della "Domenica delle salme" di De André, girato a suo tempo da
Gabriele Salvatores.
Me lo ricordo; mi inquietò notevolmente. Un brano, quello, che pare perfino
arrangiato apposta per mettere il malumore addosso, tra kazoo e violino che
se le dànno a furia di stridii.

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PaoloTalanca
2004-06-25 09:12:15 UTC
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Post by Riccardo Venturi
La canzone da cui proviene questo verso è, probabilmente, tra tutte quelle
di Guccini quella che ha fornito il maggior numero di "citazioni celebri";
non sto neanche a parlare dello "scusate non mi lego a questa schiera, morrò
pecora nera", ad esempio. È questo, infatti, il senso dell'intera canzone,
che non a torto è considerata (almeno da me) uno dei capolavori assoluti del
modeno-pavanese. E' una canzone autenticamente libertaria, una di quelle che
-per fortuna- nel corso della sua vita sfuggono addirittura di mano al suo
autore (l'altro esempio lampante è "La locomotiva") e vanno per proprie
strade lontane da ogni cosa e, più che altro, dalle eventuali "evoluzioni"
(o involuzioni) di chi l'ha scritta. Non escludo che molti che conoscono
benissimo quel paio di versi ignorino addirittura chi ne sia l'autore.
c'è una enorme verità in queste parole. Guccini riesce (o riusciva?) ad
entrare dentro i nostri propositi, all'interno di quella distanza a volte
nulla che divide il pensiero dall'azione.
Ed il fatto che questa canzone ne sia l'emblema ce lo conferma la
successiva, Canzone di notte n. 3
Trasuda voglia di scrivere una canzone sulla falsa riga della n.2, il
capolavoro. Si tenga presente il chiarissimo "poi ghignando ce ne andremo
pian pianino" che forma un'isola di quelle sempre più rade nel canzoniere
gucciniano.

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